Italia / Storia

L'attacco di Via Rasella


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Il 23 marzo 1944, in Via Rasella a Roma, una bomba sistemata da un gruppo di partigiani del Gruppo d’Azione Patriottica (GAP) uccise 33 soldati nazisti. Come rappresaglia, il comando tedesco ordinò l'uccisione di dieci italiani per ogni soldato tedesco ucciso.

Una compagnia della polizia tedesca del battaglione Bozen delle SS attraversava ogni giorno le vie del centro di Roma, al fine di mostrare la presenza tedesca e intimidire i cittadini romani. Una bomba piazzata in un carretto della nettezza urbana esplose il 23 marzo 1944 proprio mentre i soldati tedeschi attraversavano Via Rasella venendo da Via del Traforo, esattamente davanti a Palazzo Tittoni, al numero 155. Il boato dell'esplosione squassò la città; i tedeschi nella confusione cominciarono a sparare all'impazzata sulle case e sui palazzi, mentre un gruppo di quattro partigiani irruppe in strada lanciando bombe sulla retrovia. 32 soldati tedeschi morirono sul colpo, mentre nella notte morì il trentatreesimo. L'attacco partigiano fece infuriare Hitler che ordinò “una immediata vendetta da far tremare il mondo” chiedendo a Kesselring, comandante supremo delle forze tedesche in Italia, di radere al suolo l'intero quartiere e di fucilare dai trenta ai cinquanta italiani per ogni soldato ucciso. Più tardi si giunse alla decisione di fucilare 10 italiani per ogni tedesco ucciso, vendetta che venne messa in atto il giorno dopo alle Fosse Ardeatine. Oggi, nessuna targa ricorda la vicenda di Via Rasella, per certi aspetti cruciale nella storia dell'occupazione e della lotta per la liberazione d'Italia. A ricordare quel giorno ci sono alcune case e un palazzo, all'incrocio con via del Boccaccio, che mostra ancora decine di buchi sull'intonaco causati dai colpi sparati dai tedeschi in preda al panico, incapaci di comprendere cosa stesse accadendo e da dove provenisse l'attacco.

Via Rasella, Rome, Metropolitan City of Rome, Italy