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Museo Storico della Liberazione


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Sorto nel 1955, è il più antico e prestigioso Museo della Resistenza in Italia. Sito nell’ex prigione nazista di via Tasso, svolge un importante ruolo di presidio nel centro di Roma, promuovendo i valori dell’antifascismo, della democrazia e della pace.

Il palazzo di Via Tasso 145-155 fu costruito nel 1938 dalla famiglia Lancellotti e ceduto in affitto all’ambasciata tedesca.

Dal settembre 1943 al giugno 1944 fu destinato al Comando all’estero della polizia di sicurezza SIPO e del servizio di sicurezza SD, con a capo il colonnello Herbert Kappler e sede ufficiale al civico n. 155. Gli appartamenti del n. 145 vennero convertiti in carcere. Durante i nove mesi di occupazione della città, vi furono rinchiusi più di 2000 prigionieri.

Il 3 giugno, in prossimità dell’arrivo degli alleati, le SS abbandonarono il carcere, bruciando la maggior parte della documentazione; tentarono anche di portare via i prigionieri, ma riuscirono a evacuarne solo una quindicina. Gli altri vennero liberati il giorno 4. Più tardi il palazzo venne occupato dagli sfollati; la proprietaria vendette gli appartamenti, ma ne donò quattro allo Stato, con il vincolo che vi si realizzasse un museo. Nato per iniziativa di un apposito comitato presieduto da Guido Stendardo esso fu inaugurato il 4 giugno 1955. Nel 1957 fu istituito legalmente come Museo storico della Liberazione. Nel 1997 e nel 2008 a quelle originarie si aggiunsero altre due unità immobiliari.

L’allestimento, realizzato prendendo a modello quello dei sacrari militari, restituiva in modo quasi intatto gli ambienti dell'ex carcere. Le diverse celle furono arredate con esposizioni permanenti di documenti, immagini e cimeli relativi alla funzione di prigione, ai suoi reclusi e ai principali eventi legati alla Resistenza.

Dopo la morte di Stendardo, nel 1969, il Museo conobbe un lungo periodo di stasi fino al 1980 quando ne divenne presidente il sen. Paolo Emilio Taviani. Egli fu sorretto dal prof. Arrigo Paladini, già detenuto in via Tasso, che ne divenne il direttore fino alla morte (1991), coadiuvato dalla moglie Elvira Sabbatini, poi direttrice fino al 2009.

Nel 2001, in occasione del primo Giorno della Memoria, fu consegnato al Museo l’appartamento dell’interno 9, dove fu realizzata la sala sulla deportazione degli ebrei romani.

Un nuovo allestimento è stato completato nel 2017, con l’aggiunta di alcune gigantografie d’autore. Nell’appartamento del piano terreno sono ora ospitate l’aula didattica e la sala di lettura.

06 7003866 / info@museoliberazione.it