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La strage di Figline


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Durante la discesa da I Faggi di Javello i partigiani della “Buricchi”, che avrebbero dovuto occupare la città prima degli alleati, incapparono nei tedeschi e si dispersero. Questi ultimi, durante il rastrellamento, catturarono una trentina di ostaggi che furono impiccati il mattino del 6 settembre.

Il 1° settembre 1944, nell’attesa dell’imminente liberazione di Prato, a Campi Bisenzio, il Comitato di Liberazione Nazionale pratese incontrò a le avanguardie sudafricane. Lo stesso Comitato organizzò poi l’occupazione della città prima dell’arrivo degli alleati. Anche alla principale formazione partigiana pratese, la “Buricchi”, che si trovava nella sua base nella zona boscosa ai Faggi di Javello, venne ordinato di raggiungere la città. Durante la discesa però, nei pressi di Figline, i partigiani incapparono in un gruppo di soldati tedeschi.

Durante il combattimento che ne scaturì i partigiani si dispersero: alcuni tornarono alla base, altri invece raggiunsero la città. I tedeschi organizzarono subito un grande rastrellamento. Furono una trentina i partigiani catturati che vennero poi condotti a Villa Ristori di Figline, nella sede del comando tedesco e sottoposti a un processo sommario. Il mattino del 6 settembre i prigionieri furono portati in centro a Figline per essere impiccati alle travi della volta di Via Maggio. L’impiccagione avvenne quasi in contemporanea con l’entrata dei sudafricani a Prato, tanto che alcune cannonate sparate dagli stessi su Figline fecero accelerare l’esecuzione: gli ultimi prigionieri infatti vennero fucilati.

Fu proprio a causa della confusione creata dal cannoneggiamento che un partigiano (forse due) riuscì a salvarsi. Oggi nella via dedicata ai 29 partigiani uccisi è presente un monumento, mentre sotto la volta di via Maggio è stato collocato un bassorilievo a ricordo dell’evento.

Via XXIX Martiri, Figline