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Pia Casa di Beneficienza


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Nel corso del 1944 la Pia Casa di Beneficenza, storica opera pia cittadina, divenne un vero e proprio campo di concentramento in città

Fin dal XVI secolo esistevano a Lucca opere di accoglienza per i bambini orfani e abbandonati.

Nel 1822, all'interno della più famosa di esse, la Quarquonia, fu fondato il "Deposito di Mendicità per gli orfani e i vagabondi", da cui nel 1851 nacque la Pia casa di beneficenza.

Nel 1895 l’istituzione si trasferi nella sede definitva in via Santa Chiara, nell'ex monastero dell'Angelo, edificato nel 1830 per i passionisti su prrogetto di Lorenzo Nottolini. La nuova struttura, che copriva oltre 10.000 mq ed era attrezzata con acqua potabile e luce a gas, comprendeva l'orfanotrofio, ma anche un ospizio per gli invalidi e un ricovero di mendicità, arrivando a una capacità complessiva di 350 assistiti.

Nel 1944 l’opera venne trasferita a Bagni di Lucca mentre l’edificio venne requisito dai tedeschi, che ne fecero un campo di raccolta per tutti i lavoratori coatti rastrellati nell’area del litorale Toscano.

Il primo contingente furono i 400 livornesi arrestati dalle SS tra Suvereto, Castagneto Carducci e San Vincenzo, che percorsero 150 km a piedi e raggiunsero Lucca il 23 giugno, per essere poi inviate sulla Linea Gotica o in Germania

Nelle settimane successive siraggiunsero gli oltre 3.000 transiti al giorno.

Il danneggiamento della ferrovia e la carenza di automezzi rallentarono infatti le operazioni di smistamento.

Le condizioni erano terribili: giacigli di paglia marcia, scarsi cibo e acqua, ambiente freddo e umido; oltre alle vessazioni fisiche e morali.

La popolazione non era in grado di fornire alcun tipo di sostegno. Fanno eccezione gli Oblati del Volto Santo e quattro crocerossine che si occupavano dell’assistenza sanitaria e dello smistamento della posta.

Il 2 agosto fu portato qui anche don Aldo Mei, poi ucciso la sera del 4 fuori dalle mura.

Gli ultimi internati furono quelli rastrellati tra il 20 e il 31 agosto. All’alba del 1 settembre i tedeschi si ritirarono senza dare seguito alla minaccia di dìfar saltare l’edificio.

Complessivamente transitarono dalla Pia Casa oltre 70.000 persone.

Nel dopoguerra l’opera assistenziale riprese possesso dei locali, pur pesantemente danneggiati; e proseguì la sua attività fino al 1985.

Oggi gli spazi sono occupati dall’Ipsia e da una Casa di Riposo.

Di fronte all’edificio è stata posta l’8 gennaio 2020 una soglia d’inciampo che ricorda le sofferenze subite dai reclusi.

Via Santa Chiara, 8, Lucca