Italia / Storia

Fronte militare clandestino


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Dopo l’occupazione tedesca di Roma i militari rimasti nella capitale cercarono di darsi una organizzazione, formando il Fronte militare clandesino, che divenne la più estesa e importante formazione militare autonoma, legata al Governo Badoglio e estranea al Cln. Tra i suoi capi si distinse Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, poi ucciso alle Fosse Ardeatine.

Il Centro cospirativo militare, poi Fronte militare clandestino, venne creato dal generale Antonio Sorice all’indomani dell’armistizio.

Al comando fu posto il colonnello Cordero Lanza di Montezemolo, già membro dello stato maggiore e capo dell’ufficio Affari Civili del comando di Roma Città Aperta. Questi entrò in clandestinità a fine settembre con il nome di ing.Giacomo Cateratto, poi prof. Giuseppe Martini.

Egli si impegnò a collegare i reparti rimasti fedeli al re e entrò in contatto col sovrano a inizio ottobre, divenendo suo rappresentante ufficiale.

Riuscì a costruire una rete molto solida, soprattutto in Italia centrale, organizzando una struttura militare che coinvolgeva anche la Marina e i Carabinieri; e un servizio informazioni in collegamento con gli alleati.

Nel dicembre 1943 redasse e fece circolare delle direttive per la guerriglia in cui si poneva l’accento sulle attività di sabotaggio, la raccolta di informazioni e il mantendimento dell’ordine pubblico dopo la ritirata tedesca. Sottrasse inoltre carta filiganata con cui realizzò e diffuse false carte annonarie.

L’attendismo contrastava però con la linea del Cln e la tensione non si risolse neanche con l’ingresso di Montezemolo nella giunta militare.

La collaborazione si fece più attiva dopo lo sbarco di Anzio e in preparazione della liberazione di Roma.

Ma Montezemolo si espose troppo e fu arrestato il 25 gennaio, insieme con l'amico Filippo de Grenet, mentre usciva da una riunione con il generale Armellini.

Venne tradotto in via Tasso, segregato per 58 giorni e più volte torturato . Fu poi tra le vittime delle Fosse Ardeatine.

Dopo la sua morte il comando del Fronte passò prima a Qurino Armellini e poi a Roberto Bencivenga.

Dal 16 al 23 maggio i tedeschi arrestarono diversi rappresentanti del Fronte, e il 29 anche il capo di stato maggiore Angelo Odone.

Tentarono anche di arrestatre Bencivenga in Laterano ma non vi riuscirono.

Complessivamente il Fronte impegnò oltre 1600 persone, di cui oltre 2000 militarmente attive.