Jersey / Storia

La Storia Di Vasily Marempolsky


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Vasily Marempolsky era un lavoratore schiavo ucraino deportato dai tedeschi nell’isola di Jersey durante l’occupazione. Questo è il suo racconto del pericoloso e spietato ambiente di lavoro per la costruzione del complesso di tunnel sotterranei, l’Ho8 (Hohlgangsanlage 8).

L’Ho8 (Hohlgangsanlage 08) fu aperto al pubblico nel 1946 come ospedale sotterraneo tedesco, conosciuto oggi come Tunnel bellici di Jersey. All’interno del complesso di tunnel sono esposte numerose testimonianze della storia dell’occupazione tedesca.

Il lavoratore schiavo ucraino Vasily Marempolsky ricorda le condizioni in cui hanno dovuto costruire i tunnel:

“Ogni giorno dovevamo marciare dal campo all’ospedale sotterraneo. Circa un quarto della nostra brigata morì e queste persone furono rimpiazzate da uomini provenienti da un altro campo di Jersey.

Iniziavamo a marciare verso l’ospedale sotterraneo all’alba. Eravamo ragazzi molto giovani, deperiti, sfiniti, vestiti con abiti strappati e blu dal freddo. Il cantiere era un enorme labirinto di gallerie. Io ero terrorizzato. Il tetto era sostenuto da puntelli di legno in alcuni punti e si sentiva l’acqua che scorreva e l’odore di umido. Sembrava di stare in una tomba. Le pareti erano sbozzate e camminavamo nel fango.

Era pieno di persone che lavoravano come formiche. Era difficile credere che tutti questi tunnel fossero stati scavati dalle mani e dalle gambe indebolite di questi schiavi. Le persone erano così deperite che riuscivano a malapena a sollevare una vanga. Il futuro ci avrebbe riservato morte certa.

Lavoravamo sottoterra 12 ore al giorno. In molti morirono, soprattutto quando rimanevano feriti dalla caduta dei pezzi di roccia a seguito delle esplosioni di dinamite. Le persone gravemente ferite venivano portate via... e non tornavano più.

Una mattina tre prigionieri furono uccisi nel tunnel adiacente da una frana. La settimana seguente, i puntelli di legno cedettero e tutto il tetto crollò, uccidendo diciotto lavoratori.”

Mentre i corpi di alcuni lavoratori schiacciati dalle frane furono irrimediabilmente sepolti, secondo Col Donoghue, un volontario irlandese, non tutti i lavoratori schiavi furono lasciati tra le macerie. Racconta: “Arrivai al cantiere una mattina, quando una parte dei tunnel era crollata uccidendo tre uomini. Scavavano nelle macerie il più velocemente possibile per estrarre i corpi, li avvolgevano in un telo e un camion li portata via per la sepoltura. Lo stesso episodio si ripeté l’autunno successivo, quando altri 22 lavoratori morirono nel cantiere; secondo l’autista del camion, anche i loro corpi vennero portati via allo stesso modo e seppelliti... [il responsabile, il Maggiore] Teischmann era noto per la sua umanità. Le lacrime gli rigavano il viso...”